L’interruzione della continuità operativa rappresenta una tra le peggiori criticità in cui può imbattersi un’impresa o, più in generale, una qualsiasi organizzazione. Si calcola che ogni anno almeno il 20% delle realtà aziendali debba fronteggiare questa problematica che può derivare da cause di vario genere.
Indipendentemente dal fattore scatenante, a livello pratico l’interruzione dell’operatività si traduce in una sola parola: disservizio. Ma non finisce qui. A partire da ogni disservizio si generano ulteriori guai per l’azienda, ovvero la perdita di clienti e di fatturato. Un boccone amaro, difficile da ingoiare, che incide pesantemente tanto sul bilancio quanto sulla credibilità dell’impresa.
Come puntualizzato dagli analisti, appare evidente che la maggior parte delle organizzazioni, a prescindere dalla loro natura pubblica o privata, sia destinata ad avere seri problemi in assenza di una adeguata gestione dei rischi oltre che di una corretta politica di Business Continuity.
Fortunatamente, l’attuale mercato offre validissime soluzioni per fronteggiare con risolutezza l’interruzione della continuità operativa. Basta solo conoscerle.
In questo articolo ti accompagneremo perciò alla scoperta della virtualizzazione, una delle più vantaggiose soluzioni per la Business Continuity attualmente fruibili. Ma prima di addentrarci nel merito della conoscenza di questa tecnologia partiamo dalle basi. Scopriamo quindi che cos’è la Business Continuity.
Sommario dell’articolo:
Gestione Business Continuity: garantirla con la virtualizzazione
Che cos’è la Business Continuity
Business Continuity Plan e scenari di crisi
- Inaccessibilità ai sistemi informativi
- Indisponibilità degli ambienti
- Inaccessibilità alla documentazione
Soluzioni per la Business Continuity: il Disaster Recovery
Virtualizzazione e Disaster Recovery
I vantaggi della virtualizzazione
Gestione della Business Continuity ai tempi del Covid-19
Elle Di Ufficio: soluzioni per la Business Continuity
Che cos’è la Business Continuity
La Business Continuity o continuità operativa è la capacità di gestione dei rischi da parte di un’organizzazione che le permette di divenire più resiliente nei momenti in cui si verifica una criticità, da cui può potenzialmente derivare un’interruzione nell’erogazione di un servizio e/o di un prodotto o, nella peggiore delle circostanze, una minaccia per la sopravvivenza della realtà stessa.
Una corretta procedura di Business Continuity rappresenta quindi un aspetto cruciale che contribuisce sensibilmente al miglioramento dell’attività dell’organizzazione, consentendole di reagire con prontezza al verificarsi di qualsiasi evento critico e mettendola al riparo da tutte le conseguenze, spesso catastrofiche, da esso derivanti.
Ora che abbiamo compreso cos’è la Business Continuity, analizziamo quali sono i probabili scenari di crisi. E, soprattutto, cerchiamo di capire su quali soluzioni per la Business Continuity puntare in modo tale da realizzare un piano di continuità operativa capace di fornire una risposta efficace alle emergenze, ripristinando le attività nel più breve tempo possibile.
Business Continuity Plan e scenari di crisi
Ogni impresa o organizzazione è strettamente correlata a una serie di processi a catena che a loro volta dipendono da risorse umane, infrastrutture e tecnologie di vario tipo. Se un solo un anello della catena viene a mancare o subisce inaspettatamente una fase di arresto, l’intera realtà operativa entra in crisi, divenendo soggetta a danni di notevole portata. Un contesto tra i più temuti, definito con l’espressione “Business Interruption”.
Riprendersi rapidamente da eventuali criticità è possibile ma per farlo è necessario avere a propria disposizione un efficace Business Continuity Plan, ovvero un dettagliato programma emergenziale in cui siano fissate tutte le azioni da intraprendere nel caso in cui si verifichino eventi dannosi o catastrofici.
Il piano di continuità operativa o Business Continuity Plan ha nello specifico lo scopo di definire:
- I metodi di allerta nelle situazioni di emergenza;
- Le tipologie di risposta all’evento disastroso;
- Le modalità di comunicazione verso tutte le parti coinvolte, così da reagire in modo coordinato e corretto;
- L’intero impianto di procedure finalizzate a fronteggiare l’incidente.
Il piano è declinato per qualsiasi tipo di organizzazione, sia essa pubblica, privata o no-profit, al fine di accrescerne la resilienza.
Le ipotesi di criticità possono essere diverse e variano ovviamente a seconda del tipo di attività svolto dall’organizzazione. Si spazia dagli attacchi informatici ai fattori geopolitici, dalle catastrofi naturali ai malfunzionamenti nell’infrastruttura, fino allo scoppio di epidemie.
La recente esperienza della pandemia Covid-19, ad esempio, ha molto da insegnarci in tal senso. Il campo dei possibili scenari di crisi è insomma decisamente vasto. Per questo motivo, per ciascuna realtà è opportuno avere una visione sulla gestione dei rischi ad ampio raggio. Per ogni contesto operativo risulta inoltre essenziale redigere molteplici piani di continuità operativa, a seconda delle criticità che possono verificarsi.
Determinati tipi di scenari sono tuttavia trasversali. Possono cioè manifestarsi in qualsiasi tipo di organizzazione, indipendentemente dalla sua natura. Analizziamo alcune tra le più significative criticità che accomunano le varie realtà organizzative.
· Inaccessibilità ai sistemi informativi
Questo specifico scenario di crisi si produce quando un evento provoca un’interruzione nelle infrastrutture o nelle componenti applicative di un sistema informativo. La conseguenza è una inaccessibilità ai servizi elargiti dal sistema stesso.
· Indisponibilità degli ambienti
Questa criticità si verifica quando un evento determina un’interruzione nell’accessibilità agli ambienti in cui si prestano specifici servizi, rendendo perciò impossibile fruire degli stessi. L’indisponibilità può riguardare anche l’accesso ai dati custoditi negli ambienti che, nella peggiore ipotesi, possono risultare distrutti. Ciò può per esempio verificarsi in seguito a un evento estremo quale un incendio, un terremoto o una inondazione, provocando perdite enormi per l’organizzazione.
· Inaccessibilità alla documentazione
Questo scenario di crisi si produce quando un evento rende indisponibile l’accesso alla documentazione necessaria per portare avanti un servizio o per proseguire la produzione. Lo scenario può riguardare anche l’inaccessibilità a dati personali.
La norma ISO 22301
A stabilire i requisiti per un efficiente sistema di gestione della Business Continuity è la cosiddetta norma ISO 22301. Siamo di fronte a una metodologia certificabile, costituita da un insieme di prassi dirette al mantenimento della continuità operativa, così da ridurre al minimo l’impatto di potenziali eventi critici su clienti e stakeholder nonché sull’ecosistema operativo nel suo complesso.
La norma ISO 22301 nasce quindi per supportare imprese e organizzazioni nel tentativo di fronteggiare in maniera proattiva interruzioni provocate dai diversi possibili scenari di crisi, mediante l’implementazione di specifiche strategie di gestione dei rischi.
L’applicazione di un simile standard può risultare estremamente utile, trattandosi di un metodo efficiente per mantenere elevato il grado di sicurezza dell’azienda o dell’organizzazione, proteggendone nel contempo la reputazione e contribuendo ad accrescere la fiducia non solo da parte dei clienti ma anche di tutti i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nell’attività operativa.
Soluzioni per la Business Continuity: il Disaster Recovery
Abbiamo poc’anzi esaminato solo alcuni tra i possibili scenari di crisi che possono verificarsi. L’elenco è in realtà potenzialmente enorme. Ma al di là delle singole criticità che, come abbiamo già detto, variano da organizzazione a organizzazione, la cosa che ci preme evidenziare è il danno profondo che un’interruzione della continuità operativa può provocare in una realtà, sia essa pubblica o privata.
Si pensi ad esempio a quanto possa pesare sulla reputazione di un’azienda la perdita di dati sensibili. O ancora a quanti problemi possa causare l’inoperatività negli enti o nelle pubbliche amministrazioni, dal cui funzionamento dipende l’erogazione di servizi essenziali per cittadini e imprese. Come intervenire, allora?
Una delle più importanti attività pianificate per fronteggiare gli eventi critici, assicurando una corretta gestione della Business Continuity, è il Disaster Recovery. Malgrado si senta parlare spesso di Disaster Recovery rispetto all’infrastruttura IT, questo tipo di attività può interessare diversi settori dell’organizzazione. Nel nostro caso, focalizzeremo l’attenzione sull’ambito IT.
A livello informatico, con il termine “Disaster Recovery” si indicano tutte le misure tecnologiche, logistiche e organizzative finalizzate a ripristinare sistemi, infrastrutture e dati, in modo da assicurare una corretta erogazione dei servizi, a fronte di un evento di criticità che ne ha compromesso il funzionamento regolare.
I più attuali strumenti dell’IT offrono un efficacissimo supporto nel processo di Disaster Recovery. In special modo la virtualizzazione, tecnologia che costituisce la base per assicurare la protezione e la continuità dei servizi e dei processi (Leggi anche: “Come accorgersi e proteggersi dai ransomware, i malware del riscatto“). Analizziamo a questo punto nel dettaglio che cos’è la virtualizzazione.
Che cos’è la virtualizzazione
La virtualizzazione è una tecnologia che consente di creare per i servizi IT un ambiente di elaborazione simulato, o per l’appunto “virtuale”, al posto di un ambiente fisico. Un classico esempio di virtualizzazione si trova nelle cosiddette macchine virtuali. Quando si parla di “macchina virtuale” si fa riferimento a un vero e proprio computer virtuale che si comporta però con l’utente nella stessa modalità di una macchina fisica, dotata di sistema operativo e di hardware.
Dopo aver capito che cos’è la virtualizzazione, andiamo oltre. Analizziamo quindi il ruolo che le macchine virtuali possono avere nel Disaster Recovery, soffermandoci successivamente sui diversi vantaggi della virtualizzazione.
Virtualizzazione e Disaster Recovery
La virtualizzazione è in grado di migliorare la Disaster Recovery sia sul fronte della semplificazione delle procedure sia in termini di risparmio economico. Ma addentriamoci concretamente nel merito con degli esempi di criticità che possono prodursi. Tra i tanti eventi disastrosi che si possono verificare in ambito IT, è possibile enumerare a titolo esemplificativo:
- L’inutilizzabilità di un server;
- L’inacessibilità a un sito;
- Il danneggiamento di file di sistema;
- La rottura di uno o più dischi che provoca la perdita di dati.
In tutti questi scenari e in svariati altri, poter usufruire di un ambiente virtuale può fare la differenza per assicurare la continuità operativa dell’organizzazione. L’esempio tipico è il Cloud. Mediante il Disaster Recovery as a Service qualsiasi realtà aziendale, ente o associazione può ritagliarsi uno spazio virtualmente riservato all’interno di un ambiente Cloud fornito da un provider.
In questo specifico ambiente, l’organizzazione può replicare applicazioni e dati della sua infrastruttura, riuscendo così a ripristinarli rapidamente nel caso in cui si verifichi una interruzione della continuità operativa, in seguito a scenari di crisi quali errori umani, attacchi hacker, sabotaggi o danni elettrici che provocano la rottura del data center primario.
Grazie ai sistemi di virtualizzazione, il lavoro e la normale erogazione dei servizi possono quindi riprendere nell’immediato, senza causare pericolose perdite.
I vantaggi della virtualizzazione
L’adozione di macchine virtuali offre una serie di innegabili vantaggi nella messa a punto di un piano di Disaster Recovery:
- Presuppone costi contenuti rispetto agli approcci tradizionali;
- Assicura tempi di ripristino molto rapidi, limitando significativamente il disservizio;
- Consente di testare la reale efficienza del piano di recupero prima che si verifichi una eventuale criticità;
- È una soluzione indipendente dall’hardware su cui viene eseguita. Nell’ipotesi in cui si riscontri un guasto hardware è perciò possibile eseguire la macchina virtuale su un’altra macchina fisica, senza necessità che quest’ultima abbia le medesime caratteristiche di quella originale.
Siamo di fronte a un’importante serie di benefici di cui tenere conto se si vuole garantire una corretta gestione della Business Continuity.
Gestione della Business Continuity ai tempi del Covid-19
Lo scoppio della pandemia da Covid-19 ha avuto l’effetto di una doccia fredda per tutti noi. Dall’oggi al domani le nostre abitudini di vita si sono letteralmente rivoluzionate. L’impatto è stato in special modo devastante per le imprese, molte delle quali, nel pieno del lockdown e nei mesi successivi, si sono dovute riattrezzare per poter proseguire la propria attività a distanza.
Uno scenario critico di estrema drammaticità come quello che abbiamo vissuto e continuiamo tuttora a vivere come conseguenza dell’emergenza sanitaria, ci ha permesso di riflettere appieno sul concetto di imprevedibilità. E, in ambito professionale, ci ha fatto soprattutto capire che qualsiasi entità organizzativa, per essere davvero resiliente, deve per forza di cose adottare un Business Continuity Plan puntuale e capace di fronteggiare ogni possibile criticità.
Anche nel contesto specifico della pandemia, i vantaggi della virtualizzazione si sono mostrati con chiara evidenza. Le diverse entità pubbliche e private già attrezzate con macchine virtuali al posto della sola e classica macchina fisica hanno potuto proseguire la propria attività da remoto, senza comportare interruzioni o disguidi operativi.
È bene ricordare, tra l’altro, che rispetto ad altri contesti stranieri, l’Italia è un territorio vulnerabile. Per sua stessa natura, il nostro Paese si presta a scenari di criticità di potenzialmente devastanti, come terremoti, frane e inondazioni. Un dato su tutti fa pensare.
A oggi ben il 91% dei Comuni italiani è a rischio di dissesto idrogeologico. Tutto ciò, unito ad altre possibili criticità, ci mostra con lampante evidenza quanto sia essenziale per qualsiasi entità pubblica o privata italiana non sottovalutare i potenziali rischi a cui è soggetta. Rischi che vanno ben oltre i soli attacchi informatici, che già di per sé costituiscono una minaccia di estrema gravità.
L’imprevisto, insomma, è dietro l’angolo. Ne consegue che adottare delle corrette politiche di gestione della Business Continuity si configuri come un obiettivo di cruciale importanza per le imprese e le organizzazioni del nostro Paese.
Le diverse realtà operanti in Italia sono quindi chiamate per forza di cose ad agire. Ma per la loro efficienza, si prospetta comunque l’opportunità di sfruttare le risposte che l’attuale tecnologia è in grado di offrire, a partire dalle macchine virtuali e da altre soluzioni per tutelare le infrastrutture IT. Si pensi, a puro titolo esemplificativo, alle tecnologie per la Web Protection.
Elle Di Ufficio: soluzioni per la Business Continuity
Se sei sul punto di implementare una minuziosa politica di Business Continuity, puoi rivolgerti a Elle Di Ufficio. Siamo una realtà specializzata nell’Office Automation e nell’Information Technology che fornisce innumerevoli soluzioni alle aziende, tra cui un innovativo servizio di virtualizzazione finalizzato alla Business Continuity.
Per qualsiasi informazione o per un preventivo senza impegno, contattaci o vieni a trovarci presso la nostra sede operativa a Buccinasco, in provincia di Milano.